Dal confronto giornaliero con chi mi sta di fronte, ed anche con me stesso, cerco il perchè, il per come, l'origine di certe situazioni incancrenite, di sofferenze, incomprensioni, fraintendimenti.
Analizzo e interiorizzo, anche se offro all'osservatore un immagine di me superficiale e ridanciana, spesso volgare.
Stavo da giorni cercando di rispondere al post di una amica, e proprio perchè la considero tale volevo trovare le parole giuste per esprimere ciò che penso, per dirle che paure, dubbi , emozioni sono le stesse che provo anche io, che il suo non è un malessere esclusivo ma condiviso da molti e (soprattutto) da me.
Poi stamane ho letto questo e voglio condividerlo con TUTTI voi.
Grazie dell'attenzione.
"Essere o apparire? L'italiano (e non solo n.d.r.) non vuole sapere troppo su di sé. Nel caso sia costretto a guardarsi allo specchio, nega la propria immagine e attribuisce agli altri i suoi vizi, le sue debolezze. Si inventa un mondo di cui è prigioniero, ma di cui possiede le chiavi. Un canarino in gabbia, abituato a non volare, con il terrore di uscire dalla sua piccola prigione. Odia essere messo di fronte alle sue responsabilità. Ama chi le prende al suo posto. E' un puro, non si occupa di politica, la subisce. E' onesto, non denuncia chi viola la legge perché non è suo compito. E' rassegnato all'immutabilità del mondo, che non ama. Vive giorno dopo giorno, o forse è meglio dire alla giornata. Gli eroi gli danno l'orticaria, sono un modello che lo mette in imbarazzo. Preferisce chi è peggio di lui (lo fa sentire meglio) e lo nomina suo riferimento.
Il suo ritratto è il più grande nemico. Passa la vita ad evitare il confronto, che, lui sa, potrebbe essere mortale."
"Prese la lampada sulla tavola e salì cautamente le scale. Mentre apriva la porta, un sorriso di gioia gli sfiorò il viso stranamente giovane e indugiò un attimo sulle labbra… Gli parve che il peso gli fosse già stato tolto di dosso. Entrò tranquillamente, chiuse la porta alle sue spalle, come era solito fare, e tolse il panno cremisi dal ritratto. Un grido di dolore e di indignazione gli sfuggì dalle labbra. Non riusciva a scorgere nessun cambiamento, se non negli occhi che avevano assunto un'espressione scaltra e nella bocca sulla quale erano apparse le rughe dell'ipocrisia. La cosa era sempre disgustosa – più ripugnante di prima, se possibile..." (Il ritratto di Dorian Gray, di Oscar Wilde).
"L'opinione che ha di sé stesso, anche se lui per primo sa essere falsa, è la cosa più importante che possiede. Lo tiene in vita, gli evita confronti dolorosi. La sua esistenza è un gioco a nascondino, di "vorrei ma non posso", di "è una cosa più grande di me", di "qualcuno ci penserà". E' un egoista inconsapevole, non sa di esserlo e forse non vuole esserlo. Vive nella paura della luce del giorno, della consapevolezza di quello che potrebbe essere, ma non è."